top of page

PHILIPS 930A - formaggino / jambon

Questa radio, del 1930, caratterizzata dalla forma a "formaggino" o "jambon", cioè "prosciutto", come dicono i francesi, impersona più di ogni altra, o forse addirittura ha ispirato col suo design, il nuovo marchio figurativo della Philips, ovvero, il cerchio con lo spazio interstellare solcato dalle onde radio. Qualcuno l'ha interpretato come le onde del mare che brillano al sole, ma, considerando che Philips, da azienda costruttrice di lampadine, in quel periodo stava per avventurarsi nel nascente mercato della radio, la prima interpretazione sembra più plausibile.


Comunque sia, il design di questa radio è indubbiamente unico. Può piacere oppure no, ma non esiste altra radio al mondo con questa forma e ciò, ancora oggi, la rende famosa oltre che rara.

Già questo è un buon motivo per ambire a possederne una.

(*)

Il funzionamento è basato sul principio dei ricevitori "rigenerativi", ovvero con una valvola E438 sul frontend che amplifica e riamplifica il segnale in virtù di un'induttanza sull'anodo che, per mezzo di un variometro, riporta in maniera opportuna parte del segnale alla griglia; un sistema molto più performante dei sistemi precedenti, in termini di selettività\sensibilità a parità di componenti impiegati, anche se, successivamente, fu bandito per via dei disturbi che tali sistemi potevano propagare ad altri ricevitori nelle vicinanze. Seguono due stadi di amplificazione E438 + B483, che pilotano un grande altparlante a spillo. La supereterodina, più che altro per questioni di proprietà industriale e diritti correlati, non si era ancora affermata universalmente come nei decenni successivi.


Gli elementi caratterizzanti non finiscono qui.

Ciò che rende ancora una volta esemplare la Philips 930A, è l'industrializzazione, ovvero la ricerca del modo più efficiente per produrla, spinta a livelli straordinari per l'epoca.


Siamo agli albori di un'epoca in cui la radio cambierà il mondo un po' come è avvenuto con i computer agli inizi degli anni 80; si sta passando dalla fase sperimentale a quella della diffusione di massa. I primi esperimenti di broadcast all'estero sono partiti agli inizi del secolo con poche centinaia di iscritti. In Italia le prime trasmissioni radiofoniche circolari regolari, di qualche ora al giorno con musica classica e notizie, iniziarono nel periodo 1924-1925. Nel 1928 gli abbonati all'URI (Unione Radiofonica Italiana, poi EIAR, Ente Italiano per le Audizioni Radiofoniche) avevano già superato quota 60.000.

Un risultato notevole considerando che in quel periodo il prezzo della radio era di circa due terzi del reddito medio di una famiglia. Non a caso ne era in possesso circa lo 0,1% della popolazione. In Europa c'era un mercato potenziale enorme a patto di poter fornire un prodotto valido a un prezzo accessibile. Era dunque cruciale poter produrre grandi quantità di apparecchi di buona qualità al costo più contenuto possibile.


Pertanto, l'aspetto dell'ottimizzazione per la produzione industriale, invisibile se non smontandola, la caratterizza, ancora una volta, come mirabile esempio.

Si osservi come, per facilitare il montaggio e la successiva manutenzione, tutte le resistenze siano state messe, ben allineate, su una base rettangolare facilemte accessibile, cosi come tutti i condensatori, racchiusi in un'unica scatola rettangolare, hanno i reofori disposti in modo tale da poter essere collegati con estrema facilità anche da un addetto al montaggio poco esperto.

Tutto questo è senz'altro merito di una grande mente e frutto di un enorme lavoro di ingengerizzazione unico nel suo genere.

Le radio coeve, ma anche quelle costruite nei decenni a venire, al contrario, hanno i componenti disposti come la tela di un ragno. Difficili da costruire e difficilissime da riparare.


Questi sono gli aspetti che più mi hanno colpito e, a mio avviso, la rendono un oggetto che non può mancare in una collezione di radio antiche degna di questo nome.


In casi come questo, il restauro deve essere conservativo, ovvero non si deve compromettere l'originalità dell'aspetto e dei materiali anche a scapito del funzionamento, in casi estremi. Eventualmente si interviene per ripristinare l'originalità compromessa da precedenti interventi effettuati da tecnici che avevano come unico obbiettivo quello di rimettere in funzione l'apparecchio.


(*) In questo esemplare, purtroppo, l'interruttore di accensione è stato sostituito, chissà quando, con uno non originale. L'unico modo per reperirlo è lo scambio di ricambi con altri collezionisiti o il sacrificio di un altro esemplare gravemente danneggiato aquistato come donatore. Per altre parti si può procedere alla ricostruzione con le stesse tecniche dell'epoca. Tutto questo richiede molto tempo e moltissimo lavoro.





Comments


bottom of page